mercoledì 24 settembre 2008

Biografia

Antheos Zimmermann nasce il 1941 a Salonicco da Alfred Zimmermann, noto dentista con la passione della botanica emigrato in Grecia in giovane età dalla natìa Bratislava, e da Glykeria Charisteas, impiegata presso il nosocomio navale di Sparta. Nel 1947 la famiglia Zimmermann fu costretta a emigrare nel corso della guerra civile per via delle posizione estremistiche di Alfred che sosteneva l’utilizzo dell’ascella di scimmia come strumento ideale per anestetizzare i suoi pazienti. Tacciato di essere un anarchico e comunista dal suo vicino di casa, il nano del circo equestre di Salonicco, per evitare la crocefissione, Alfred costringe la sua famiglia a emigrare in Bulgaria. I tre fuggono a piedi attraverso la Macedonia: in quel frangente Antheos si rese conto dell’omosessualità latente di Alessandro Magni, cugino acquisito della madre.
Gli Zimmermann si stabiliscono nelle fertili campagne vicino a Plovdiv, dove Alfred decide di iniziare la coltivazione di bacche velenose: «Qua tutti producono fragole, vediamo di produrre qualcosa di diverso», fu la sua geniale affermazione. Dopodiché con i risparmi comprò 130.000 ettari di terra che coltivò di Prunus Laucerasus.
Antheos cresce venerando il mulo di famiglia, Wojtila. All’età di quindici anni, il giovane Zimmermann, per risollevare le disastrose casse dell’azienda di famiglia, inizio un approfondito studio del dna del Prunus: grazie al microscopio regalatogli da Wojtila,Antheos scopre una molecola fino ad allora sconosciuta e lui cui funzioni apparvero allora ignote. In un impeto narcisistico decise di chiamarla “Zimmermanio”. All’età di diciotto anni Antheos abbandona la ridente campagna bulgara per trasferirsi in quel di Trieste, per studiare con il professor Igor Val’ievic Cacciapuoti, noto fisico dell’epoca: porta con sé uno zoccolo del mulo Wojtila, una copia rubata alla biblioteca di Plovdiv di “Genio e follia” di Carlo Lombroso, una manciata di fiammiferi e un sacco di bacche. Ovviamente si reca a Trieste a piedi: attraversando i balcani dice: «C’e simm’ rutt’o’cazz’». Antheos scopre così di conoscere il dialetto napoletano, senza averlo mai studiato.
A Trieste segue i corsi del professor Cacciapuoti e si laurea in fisica del nulla: nel corso di un incidente di laboratorio, in cui aveva provato a mescolare lo zimmermanio con dell’elio liquido e con un frullato di pere williams scopre a cosa serve la molecola da lui scoperta in gioventù: assolutamente a nulla. Da questo postulato, formula la teoria della materia-antimateria: lo zimmermanio nulla crea e nulla distrugge e il suo numero atomico è – 12, 5, numero scelto a caso mentre prendeva a testate un samovar rotto. Per sostenere il valore della sua tesi, si presenta alla conferenza dei maggiori scienziati europei di Tampere in Finlandia in bermuda e con una bacca in mano: «Questo è lo Zimmermanio, per Dio, e voi non potete negarne l’esistenza», fu la sua frase provocatoria. Ricoperto di fischi dagli astanti, lanciò il suo guanto di sfida contro il bigottismo cattocomunista della scienza paramilitare mondiale: «Con lo Zimmermanio dimostrerò che Lombroso aveva ragione e voi sarete costretti a mangiare le feci del vostro papa giudeo ». Siamo nel 1966 e Zimmermann è già nella lista di candidati per il premio Nobel. Sdegnato si ritirò con le sue carte in una residenza alle porte di Gorizia, nutrendosi di sole bacche, patate trippate e leccando il dorso dei pulcini di caimana. Nel frattempo inizia a scrivere come editorialista in un piccolo giornale di cronaca locale, “La Gazzetta di Zimmerlandia”, da lui stesso finanziato. Qui conosce la giovane Edda Pallanza, addestratrice di merli indiani e cantante di opera lirica, fuggita dall’Istria inorridita dalla bruttezza del suo litorale. I due si sposano alle presenza di un orso che celebra il rito.
Nell’agosto del 1969 Antheos ed Edda si recano a Bethel, Stati Uniti contea di Sullivan, per un piccolo raduno musicale. Zimmermann per studiare le funzioni dello zimmermanio, ne versa una soluzione disciolta in alcol sulla testa di un suonatore di chitarra nero: il risultato è stupefacente e tornato a Gorizia scriva il suo primo trattato di fisica fisiognomica: “L’occasione fa l’uomo negro?”. Il successo è immediato, come sottolinea “La Gazzetta di Zimmerlandia”, e Antheos viene inviato al Festival musicale di Castrocaro per ripetere l’esperimento. Questa volta decide di versare lo Zimmermanio liquido sulla testa di un giovane cantante di Poggio Bustone, chiamato Lucio: l’esperimento riesce a pieno, come documentato nell’articolo “Fiori di rosa, fiori di froscio”. Zimmermann è quasi all’apice del successo internazionale quando il comitato scientifico di Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, decide di regalargli le chiavi della 127 del sindaco. Nel 1970 arriva la più importante opera di Zimmermann: “Lo zimmermanio e i suoi derivati, ovvero la fisiognomica secondo me”. Antheos adatta le teorie lombrosiane alla luce dei suoi esperimenti e identifica 107 tipologie di esseri umani, rigidamente suddivise per sesso, età, lunghezza dei piedi e consistenza dei tessuti molli. Fisico, filosofo, giornalista: Zimmermann è stressato dal troppo successo e sceglie di ritirarsi in una sconosciuta località delle Murge. Dopo di allora sono passati 25 anni prima di sentire nuovamente parlare di lui: nel 1995 stupisce nuovamente il mondo pubblicando “Come da un fagiolo ho fatto nascere un equino”, un poema scientifico in esametri scritto con l’ausilio di un pescatore albanese di nome Uriel Hoxha, diventato suo braccio destro ed erede spirituale. Per il nuovo testo, Zimmermann si avvale della preziosa collaborazione del noto filosofo, esperto in scatologia, Mereo Colasanti, conosciuto ai tempi di Castrocaro. Zimmerman, Colasanti e Hoxha hanno fondato il gruppo “Estremisti dello sterco equino”, l’ennesima provocazione di un genio. Per il 2009, a quattordici anni dall’ultima pubblicazione, è attesa l’uscita dell’ultimo lavoro di Antheos Zimmermann il cui titolo dovrebbe essere “Cento ricette a base di zimmermanio”, con la prestigiosa introduzione dell’enogastronomo Beppe Bigazzi.

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